…dicevamo…TUTTI ALL’ELBA ! Quelli del rally spalmato in varie tappe e zone, quelli delle Porsche d’epoca…ed il CIM!
Non come terzi incomodi, non come semplici comparse ma protagonisti, come ci si addice e come da programma che nei mesi andati ha preso corpo e forma in Lorenzo “Dusty” Cadelli, organizzatore speciale prima e divulgatore poi.
La GTE -Gran Traversata Elbana – è meta gradita a molti; racchiude in sé il fascino che ha sempre un’isola, la magnificenza plasmata dalla Natura, gli scorci esagerati dell’azzurro del mare, la sobrietà da gran dama che sa d’esser bella e non fa nulla per celarsi.
Diamo i numeri…60 km da calpestare in 3 giorni in modalità podistica, 2700 metri di dislivello D+, una carovana di 3 mezzi e 19 bipedi. Si parte all’albissima di giovedì 25 aprile da Opicina, alle 5:00 pronti a muovere per un est-ovest dello stivale che promette traffico e caos stradale visto il ponte festivo che arriva al 1° maggio. Ma invece no…la levataccia paga, superiamo il nodo di Bologna con qualche piccolo rallentamento e Piombino è lì, dopo cinque ore e fischia di asfalto.
Traghettiamo e ci ritroviamo nell’esilio dorato che fu di Napoleone: dobbiamo arrivare a Cavo, all’estremo est dove pernottiamo, ceniamo e ci prepariamo per la prima dei tre giorni. C’è fermento e curiosità al mattino del 26 aprile, i Garmin in sintonia con i satelliti lassù, le tracce gpx bell’è pronte, scarpe allacciate a dovere. Parte anche la regia, la logistica che nelle figure di Flavia “la bionda”, Fulvia “la rossa” e Stani cureranno il dopo fatto di mangiare e, soprattutto di bere.
Intanto il gruppone va, sedici cimmini vestiti d’azzurro che tra foto e un’altra foto e una ancora corrono, quasi a galleggiare nel pot-pourri di colori che la Natura dona, il viola il bianco, il verde. Vediamo sempre il mare, per noi di Trieste un quadro noto ma che qui ha un’impronta quasi diversa, un turchese che fa da sfondo che è difficile da descrivere ma che bisognerebbe solo vedere e basta… rimarrà con noi di certo per un bel po’! Intanto i primi 20 km da Cavo Porto Azzurro si chiudono; sontuoso è il “rebechin” approntato, volano birre e sorrisi…si sta bene, c’è una gran chimica d’assieme e tutto va come se fosse stato scritto prima!
Ceniamo a Porto Azzurro e pernottiamo qualche chilometro prima, diamo un occhio al meteo che all’orizzonte non promette bene, lo stesso sui vari siti che abbondano in rete.
La mattina del 27 partiamo per la seconda delle tappe con la consapevolezza che “oggi se bagnemo”, neanche il tempo di far il primo scollinamento che la temperatura si abbassa e la pioggia arriva come da programma; a star fermi si prende freddo per cui cerchiamo di avanzare sempre soprattutto laddove il vento ci mette del suo.
Scopriremo poi che in altre zone dell’isola c’è stato un vero e proprio nubifragio con strade ridotte a fiumi!
E siccome, ribadiamo, a star fermi ci si ghiaccia…dopo 11 km incrociamo il rally dell’Elba! Pre avvisati dalla semprepresenteeganza logistica arriviamo a ridosso di Colle Reciso dove ci costringono allo stop in attesa che sfreccino i bolidi. Occupiamo le due ore di fermo rinnovando il guardaroba bagnato che abbiamo addosso, seguendo le lezioni di ginnastica della prof. De Cristini, imprecando, bevendo, mangiando…ci liberano verso le 13:30 e, con il benestare dell’organizzazione usiamo degli escamotage
fatti di terreni privati e attraversamenti fuorilegge per arrivare dall’altra parte della strada dove ci attendono ulteriori 9 km sino a Procchio.
Procchio è testimone del primo “semi” tuffo a mare dei più coraggiosi e di una razzia di luppoli in un bar che “raga, la birra alla spina l’ho finita ma vi portiamo tutto quello che abbiamo” …e quello che abbiamo NON era poco!
Ci spostiamo per il pernotto verso l’estremo occidentale, Pomonte! Ci aspettano appartamenti terrazzati verso il mare, tramonti da film di Kurosawa, la silhouette della Corsica proprio di fronte.
28 aprile, domenica…rimuoviamo verso Procchio perché lì s’era lasciato il giorno prima e perché da lì si deve riprendere per poi chiudere. Sarà la tappa più bella…per il sole e per i colori, per l’altitudine, perché l’est dell’isola è bello ma “vuoi mettere l’ovest! …perché è l’ultima e va assaporata passo a passo. Fa caldo ma non quello opprimente, fa un caldo che ti abbraccia e porta, t’accompagna! La chimica tra di noi che sopra si accennava resiste e si consolida, la discesa verso Pomonte è lunga, a tratti estenuante ma muoviamo alla meta, verso una scritta CIM fatta sull’erba con noi distesi a formar le lettere e la cui foto meriterebbe una T-shirt celebrativa, verso una fonte d’acqua dolce fresca che questa volta, ma solo questa volta, va via più della birra…e poi il mare, il tuffo che incorona tutto, l’amicizia, il volersi bene!
Diamo, alla sera, libero sfogo ai canti, alla chitarra, alle imprecazioni anche dei vicini di nido, ci lasciamo portare ancora per due giorni sino al primo maggio dove muoveremo verso casa, non prima però di aver fatto, chi tanto chi un po’ meno, un’ultima escursione puntando in alto, dove ci rivolgiamo sempre, con le gambe ma soprattutto col cuore.