Claudio (Petek), Giorgia, Lauretta, Lea, Gino – martedì 21 febbraio 2023
Siamo in Dolomiti già da due giorni con Giorgia e Lea. Grazie al Carnevale ci siamo lasciati alle spalle la nebbia e il grigio che avvolgono Trieste e abbiamo già visto le Tre Cime dalla Val Casies e dal Giavo Grande. Il giorno del Giavo-Giovo era trascorso senza nuvole, solo blu nel cielo spazzato dal vento e verso sud c’erano partendo da sinistra il Pelmo, il Civetta e poi più a destra il Piz Boè e proprio sopra il lago di Braies la parete ripida della Croda del Becco a nascondere un ventaglio inclinato. Lea e Giorgia lo conoscono dai giri estivi, per me è il nome di una delle gite descritte partendo da malga Ra Stua.
Avevo chiamato Claudio, Petek si faceva chiamare quando studiavamo più o meno vent’anni fa. E’ accompagnatore di media montagna ora tra le tante cose e dopo una vita stiamo per rivederci, con gli sci e le pelli ai piedi. Il vento si calmerà martedì, dice Petek, e ci sarà sole e meno gente in giro. Faremo qualcosa sopra malga Ra Stua. Anche Lauretta, compagna del Cim, è in giro da queste parti in camper e dice che l’idea e l’esposizione le piacciono. Il dislivello è importante, scrive Petek, partiamo un po’ prima e così alle 7:40 ci ritroviamo al parcheggio sopra il tornante S. Uberto presso la statale 51.
Che emozione rivedersi con Claudio dopo occasioni mancate e fare incontrare tra loro diverse parti del mio mondo. Come se fossi un punto di unione tra persone accomunate da una passione e da un amico a cui piace ritagliare e incastrare pezzi di puzzle. Chissà se si vedranno anche senza di me, penso.
Si parte. Sci in mano, la forestale quasi non ha neve e non sappiamo per quanto si dovrà spalleggiare. Appena lo strato si fa più uniforme, Claudio, prima gita con questi nuovi sci, li mette ai piedi e comincia a scivolare senza pensare troppo agli aghi di pino, le pigne, i sassi. Qualcun altro continua a piedi sci in zaino, sci in mano, e qualcuno sci su e giù. Troviamo un fuoristrada e una slitta parcheggiata a bordo strada e finalmente possiamo usare sci e pelli senza pensieri e il ritmo e l’umore migliorano. Non sarà morbidissima la discesa con i cava-e-metti pensiamo, però ne manca per quel momento.
Abbiamo già passato il bivio per Col Bechei, tirando dritto. La forestale spiana e il paesaggio si apre e arriviamo a malga Ra Stua. Ero passato di qui due anni fa, durante la UltraDololites da Cimabanche verso la Val Travenanzes, e con gli occhi tolgo la neve e metto i compagni di gara fermi al ristoro prima di imboccare di nuovo sentiero tra gli alberi. E penso che ci dovrei tornare nuovamente a giugno… Ci avvicineremo alla Piccola Croda Rossa o alla Croda del Becco dice Claudio: saliamo per il ripido bosco a est e ci teniamo la forestale che punta a nord verso il rifugio Senes per la discesa.
Claudio dice che è un po’ fastidiosa la salita, sul sentiero stretto con tanti gomiti e un po’ di ghiaia esposta, CAI 26 fino alla Crosc del Grisc. Neve non ce ne è tanta. Si vedono i ghiaioni al sole esposti e Lauretta soffre un po’ a questa vista. Per me è però tutto nuovo oltre Ra Stua e come è, è bello comunque. Siamo quasi in vista del Lago de Remeda Rosses e procediamo in fila indiana mentre davanti a noi si apre un paesaggio lunare, completamente bianco per la neve soffice finalmente che copre la dolina del lago. Petek guida e Giorgia procede inesorabile in chiusura del gruppo. Non farmi sempre foto quando mangio, mi soffio il naso o bevo mi rimprovera Lea ridendo. C’è un po’ di saliscendi, su e giu’ per le sponde del lago e si sente solo il fruscio delle pelli su uno strato piacevole di neve che ancora ha preso poco sole. Tracce poche e alla nostra destra la Piccola Croda Rossa. Ci domandiamo se possa valere la pena di prenderla e salire, sono passate le 11:30 e lo sviluppo alla cima della Croda è molto lungo e una volta scesi serve comunque puntare al Biella davanti a noi. Così, decidiamo di proseguire verso il rifugio sotto la Croda del Becco, passando sopra il lago Gran de Fozes.
E finalmente arriviamo al Biella e saliamo alla forcella Sora Forno, a cui arriva la scialpinistica dal lago di Braies. Lo penso senza dirlo, che sono già contento così, abbiamo fatto già più di 1000+ e il sole ci scalda. Chissà magari è scherzo quello di salire in Croda del Becco. Giorgia che ricorda la salita in estiva preferisce riposare un po’ e fermarsi a prendere il sole in forcella e ci dice che ci aspetterà poi a Malga Ra Stua. Quindi sembra che noi quattro stiamo per salire. Laura decide di lasciare gli sci in forcella, mentre con Lea e Claudio cominciamo a infilare gli sci in zaino e montare i ramponi. Claudio ci mostra come infilare la piccozza nello spallaccio dello zaino, così è pronta dovesse mai servire. Quante paure ho, e preferisco progredire con la picca in mano e infilarla il più possibile nella neve, più affonda e più sono tranquillo mentre saliamo tagliando i zigo-zago del sentiero estivo. Saliamo lungo il confine tra Veneto e Trentino e alterniamo neve e rocce scoperte. Arriviamo a una catena che aiuta il passaggio durante l’estate con la roccia bagnata. Penso però, se è lì, la uso anche di inverno! Sono ultimo, e Claudio mi vede continuare a mangiare, così gli racconto perché ho spesso la bocca piena come un criceto. Il ripido con poca neve si addolcisce, il pendio si allarga, mancano ancora 250m+ alla croce, Claudio e Lea infilano gli sci per muoversi più spediti. Il tempo corre e Giorgia sarà già partita per scendere a Ra Stua seguendo la forestale, CAI 6. Chissà quanto dovrà aspettarci. Vedo Laura procedere con fatica, si affonda senza gli sci, però devo ancora abituare gli occhi al pendio aperto. E’ largo certo, però serve farlo capire ai pensieri che mi corrono in testa. Finalmente decido di montare gli sci e pian piano prendo confidenza nelle inversioni e allungo i traversi per provare a raggiungere Lea e Claudio. Supero Laura che mi avvisa che comincerà a scendere con calma e che ci aspetterà in forcella sopra il Biella. Ci sono il Giavo e Giovo alla mia destra, e la Croda Rossa dietro di me, però sono così concentrato su quanto ho davanti e sulla direzione dei due amici da raggiungere. Finalmente vedo la croce di cima e Lea e Claudio sono arrivati e ci sono ormai anche io. Sono emozionato, perché non pensavo di salire più tranquillo del solito e di arrivare lì sopra veramente. E rivivo la sequenza di avanzamento fatta: il cammino a piedi, lo scivolo con le pelli, i ramponi e la piccozza e di nuovo le pelli. Mangiamo in cima qualcosa. Sono già le 14 passate e dobbiamo fare presto. Lea si affaccia al lago di Braies e mi prende un po’ in giro quando le dico che mi fido sia lì sotto. Giro con gli occhi attorno a me, non ci credo di essere lì, a 2810mslm, forse il punto più alto che abbia raggiunto finora con gli sci ai piedi.
Siamo in modalità discesa, saranno le prime curve della giornata lungo il pendio aperto su neve ben trasformata dal sole. Ci sono volute quasi due ore per salire. Chissà la discesa? Partiamo, io ultimo, un po’ circospetto. Avevo fissato in mente gli estremi del pendio, diviso per due l’intervallo e questo è il mio confine di discesa. Alla terza curva Claudio perde uno sci, forse colpa di un po’ di ghiaccio sui conetti. Lea di colpo lo insegue e per fortuna gli ski-stopper fanno il loro lavoro e in poco siamo di nuovo operativi. E diventa piacevole la discesa e riesco a vedere la Croda Rossa e di colpo oltrepasso il punto dove avevo rimontato gli sci a salire. Già qui? Che bene! E Claudio ci fa tenere gli sci il più possibile scartando le rocce, così guadagniamo tempo. E dopo l’ultima curva, fatta a ridosso dell’estremità del pendio, arriva il momento di rimettere i ramponi e gli sci in schiena sullo zaino. Scrivo a Laura che a breve saremo giù e a Giorgia, che mi chiede se abbia abbastanza da mangiare, perché è ancora lunga anche se non difficile. In discesa seguo il consiglio di Lea e Claudio e mi fido dei due bastoncini e metto la picca sullo spallaccio per emergenza. E scendo più veloce del solito e ci raccontiamo rilassati qualcosa sul lavoro, su come mangiano e su come ci alleniamo e sui nuovi gestori dei rifugi vicini e sugli amici comuni. Vedo poi Laura seduta in forcella ad aspettarci, che bello. La parte difficile è fatta. Ora c’è un po’ di passione per raggiungere il Senes. Cominciamo con una discesa e poi montiamo le pelli nuovamente per superare tre crestine che ci separano dall’ultima discesa verso il rifugio e la tanto sognata radler, quanta sete il sole. Scivoliamo di fianco alla Croda del Becco e ne vediamo la ripida parete sopra Cianpo Ros e Lea e Claudio si domandano come sia possibile scendere senza una doppia per superare un evidente salto di roccia non coperto da neve. La luce del pomeriggio inoltrato è stupenda, la neve riflette bene e lontano le rocce sono rosa e rosse e il cielo chiaro e il sole scende davanti a noi mentre arriviamo al Senes tra i prati verdi macchiati di neve scaldata dal sole su un breve pendio che vale forse tutte le curve della gita.
Cerchiamo i Salomon di Giorgia sulla rastrelliera, ma è giù al Ra Stua lei! Entriamo al Senes, ci sorridono e in poco arriva il premio che finisce velocemente con la schiuma tra i baffi e i sorrisi. Vediamo un vassoio con la Linzer prima di uscire e ce ne facciamo tagliare un pezzo, quello con il bordo della torta, da portare veloce a Giorgia che ormai ci aspetta da tanto. Mentre usciamo dei ragazzi chiedono in tedesco a Lea di fermarsi per la cena, ma lei riesce a scappare sorridendo.
Siamo sulla forestale, qualche metro di risalita con passo di skating e molto caldo e poi giù veloci con curve strette. La via è ripida, pulita, un po’ cattiva. Il sole è ormai sceso quando arriviamo a Ra Stua e con sollievo vediamo i Salomon finalmente. Entriamo, troviamo Giorgia e ancora una birra prima di ripartire. Usciti da Ra Stua accendiamo le frontali per gli ultimi km di discesa. Claudio senza luce mi segue, dice che basta appoggiare gli stinchi sui gambetti dello scarpone e farsi portare all’auto dalla gravità. Occhio all’asfalto e alle pietre che affiorano ogni tanto. Faccio da cavia. Togliamo gli sci una o due volte, Lea si ricorda ancora delle scintille in Val Visdende! Io mi attardo un po’, per godere di questo rientro al buio facile e sereno. Arrivo e mi aspettano tutti. Apri il Maggiolino che ci cambiamo! Sci puliti, scarponi nella sacca e un po’ di stanchezza. Salutiamo Laura che torna in camper, Sandro, Maja e Zala la aspettano. Lea e Giorgia salutano Claudio, sperando di ritrovarlo magari in una estiva da queste parti. E lo saluto anche io, gli devo molto per oggi e ci promettiamo di non far passare nuovamente anni prima di rivederci.
Croda del Becco da malga Ra Stua
Sviluppo 25km – 1600+, una delle cose più belle mai fatte, ever!