Questo lo slogan che ben può riassumere l’Ultrabericus, Ultra Trail svoltosi a Vicenza lo scorso 17 marzo, che ha visto tra i partecipanti 3 atleti del gruppo Corsa in Montagna della Società Alpina delle Giulie:

Federica Lippi (“Chicca”) Marco Vascotto (“Vasco”) Raffaele Bratina (“Lele”)

Due le formule di partecipazione:
integrale: percorso di 65 km con un dislivello positivo di 2500 m twin team: percorso analogo per lunghezza e dislivello ma da percorrersi a staffetta (34,8 km + 30,2 km, con cambio ad Eremo di San Donato).

Vasco e Chicca hanno deciso di cimentarsi nella staffetta, a Lele l’arduo compito di tenere alta la bandiera del CAI CIM SAG TS nel trail integrale.

Il percorso si sviluppa integralmente su mulattiere, carrarecce e single track (pochissimi i davvero brevi tratti asfaltati di congiuntura) lungo tutto il periplo dei Colli Berici, con partenza ed arrivo dal “cuore” di Vicenza, Piazza dei Signori.
La gara, come ogni Ultra Trail che si rispetti, viene corsa in semi-autosufficienza; sono dunque previsti 5 punti di ristoro (Torri di Arcugnano 10,9 km; Villabalzana 20,6 km; Eremo di San Donato 34,8 km; San Gottardo 45,6 km; Valle dei Vicari 56,9 km) ma ogni atleta dovrà comunque provvedere al proprio sostentamento idrico ed alimentare. Via libera dunque a Camelbag, marsupi e borracce.

La partenza (500 iscritti alla corsa integrale, 50 staffette) viene data alle 10 del mattino in una Vicenza ancora un po’ assonnata e, a dire la verità, abbastanza “freddina” con gli atleti (poco pubblico presente al di là delle transenne). Troviamo anche altri amici di Trieste e trascorriamo insieme l’attesa per la partenza.

La giornata è soleggiata, ma calda e c’è parecchia umidità; sarà dunque necessario idratarsi con particolare attenzione.
Ai “blocchi” di partenza si presentano Vasco e Lele, nel
mentre Chicca, che correrà la seconda frazione della staffetta, da Eremo San Donato a Vicenza, scatta foto e tiene compagnia.

 

La gara – prima parte

Subito dopo il via, breve passerella nel centro di Vicenza, lungo il Corso Palladio, il salotto buono della città, ed il Campo Marzio; in questa fase l’organizzazione ha pregato i partecipanti di stare compatti…..ci sarà ben modo di liberare i muscoli successivamente……

Dopo neanche un chilometro, ecco la prima salita: il Monte Berico, ove è situato l’omonimo santuario che domina la città; qui tra l’altro abbiamo alloggiato la notte prima della gara, tra suore e crocifissi di tutti i tipi!

Nonostante il percorso sia ben segnalato, i primi 20 concorrenti, i top runner, sbagliano incredibilmente strada per un centinaio di metri e vengono risucchiati nel mucchio…..

Si lascia velocemente Vicenza e, per parchi e campi privati ci si inoltra nel “cuore” dei Colli Berici; a dominare, in questa prima parte del percorso, sono le ampie mulattiere; la corsa è abbastanza veloce, le salite sono dolci e corribili e si arriva al primo ristoro (10,9 km) in poco più di un’ora. Stupendi i colori della primavera, le primule in fiore ed un incredibile e persistente profumo di erba cipollina che ci accompagnerà per tutta la gara. Lasciate le Torri di Arcugnano la gara continua a scorrere veloce, al punto che dopo 16,5 km l’orologio segna 1 h e 30 minuti.

Adesso Vasco aumenta un po’ l’andatura (il “suo traguardo” è a poco più di 18 km) nel mentre Lele gestisce con oculatezza le proprie forze; la sua gara sarà infatti più lunga ed impegnativa.
Le previsioni ottimistiche (“se andiamo avanti così arriveremo in poco più di tre ore al cambio di Eremo di san Donato”) ci abbandonano presto: come ogni trail che si rispetti, l’Ultrabericus ti presenta il “suo”conto: il caldo comincia davvero a dare fastidio, le mulattiere cedono il passo ai single track, ai tratti di traverso dove è difficile mantenere l’equilibrio, le dolci salite diventano degli “strappi”, seppure non lunghissimi, le discese diventano tecniche per la presenza di pietre e radici.
I tempi, si allungano, la fatica comincia a farsi sentire, incontri i primi concorrenti in preda ai crampi….

Vasco e Lele tengono duro; il primo conclude, dopo l’ultimo strappo da Villaga a San Donato (300 metri in poco più di un chilometro) la sua gara in 3 ore, 51 minuti e 34 secondi (11°nella classifica generale di staffetta); Lele transita dopo 4 ore 11 minuti e 47 secondi (142°assoluto).

La gara – seconda parte

La Chicca arriva con buon anticipo all’Eremo di san Donato, luogo dove è previsto il cambio della staffetta e dove a mezzogiorno i volontari iniziano a preparare il ristoro con salame, formaggio, cetrioli, fichi secchi, albicocche, nocciole, biscotti, torte…l’arrivo è nei pressi di una piccola chiesetta e ci si arriva percorrendo una bella salitella e una gradinata.

Sopra la chiesa una palestra di roccia e grotte carsiche scavate sapientemente dalla forza e dalla costanza dell’acqua.

Dal piccolo piazzale lo spettacolo sulla pianura sottostante è grandioso. Il panorama spazia amplissimo sulla bassa pianura vicentina e sulla Riviera Berica, il largo corridoio naturale tra i Monti Berici e i Colli Euganei che si profilano all’orizzonte con le loro caratteristiche gobbe.

Si possono scorgere in lontananza i corridori che si calano a rotta di collo da un cocuzzolo fino ai prati a valle di Villaga per poi risalire su medesime pendenze verso Pozzolo e il cocuzzolo di San Donato….un supplizio di Tantalo.

I primi arrivi intorno alle 12.40… Marco arriva dopo un’oretta abbondante con un tempo strepitoso e nemmeno tanto affaticato. La Chicca dopo un bacio veloce parte per la sua gara.

Subito inizia la salita e il caldo diventa insopportabile…sembra estate e il sole scotta sulla pelle.

In questo strano luogo di eremi e solitari si aprono delle strane costruzioni rupestri..

La terra è secca e polverosa ma ecco che una discesa molto tecnica ci porta in un posto mozzafiato: contrà Calto, Valle dei Mulini. È qui che i colli Berici

custodiscono una delle valli a mulini più suggestive del loro territorio. Un luogo dove varie rogge prendono la propria acqua dal torrente Liona, attraversando piccoli borghi del ‘400 immersi nel verde e dove per secoli le ruote di una ventina di mulini hanno scandito la vita dei loro abitanti. Si sente correre l’acqua, piccole pozze in mezzo alla roggia, sorgentine muschiate che poi scorrono via e si uniscono in un corso d’acqua.
L’ultimo mugnaio è un certo Tranquillo Spaliviero, probabilmente era una

delle persone che stanno a guardare questi atleti e pseudoatleti che percorrono le loro colline e passano attraverso le loro proprietà permettendo per un giorno il libero passaggio e che soddisfatti chiedono: “Visto che bel posto?” Ora anche l’ultimo mulino è stato chiuso e il Mugnaio Spaliviero rimane a testimonianza del lavoro e della tradizione di un tempo e da bravo saggio insegna: ”con l’acqua e le ciacoe non se impasta le fritoe, ghe voe a farina.”

Si prosegue per la val Liona. Il territorio è ricco di boschi di carpini, roveri, castagni ed è intersecato da numerosi sentieri nei quali si possono vedere le vecchie “masiere” di sasso dove con fatica si coltivavano nei terrazzamenti gli orti e le vigne.
Si risale.

La Valle del Gazzo. Oramai abbiamo fatto più di 10 km e si arriva al ristoro.
Qui in occasione della festa di San Patrizio ci accoglie un gruppetto irlandese con tanto di cantante con i

capelli rossi… molto tipica. Il tempo inizia ad annuvolarsi e il sudore si ghiaccia
addosso. Meglio ripartire alla svelta. Via! Passate delle case ci troviamo di nuovo nel bosco. Gli odori sono molto forti. È pieno di fiori viola e gialli ma non sono primule. Le discese sono un po’ insidiose perché il selciato è molto scivolose e grossolano. I piedi non trovano l’appoggio giusto ed è un’impresa trovare il ritmo. Meglio rallentare.
Si arriva all’ultimo ristoro a Valle dei Vicari; qui sono tutti sorridenti e scherzano con noi atleti che oramai dobbiamo tirare fuori l’energia proprio dal loro buonumore e dalle loro battute che ci fanno riprendere il cammino.
Alle salite e discese si alternano tratti molto corribili e questo forse rende ancor più duro il trail.. gara quindi molto veloce che richiede un buon dosaggio delle forze rispetto alla lunghezza.
Si sale, ci dicono l’ultima salita, ma è davvero impegnativa. Dentro nel parco e via con i tornanti in salita nel bosco e il sole inizia a non scaldare più. Siamo nel parco che ci porta a Monte Berico e da qui via giù in picchiata attraverso i portici del convento. Vicenza è lì sotto che ci aspetta.. manca 1 km e mezzo. Giù per i gradini e iniziano forse i crampi. Entriamo nel traffico cittadino aiutati dai volontari sempre disponibili e attenti. Per le vie del centro l’emozione si fa forte e l’arrivo in piazza dei Signori è IMMENSO!

Alla fine Vasco e Chicca concludono in 7 ore 31 minuti e 40 secondi (18°nella classifica generale di staffetta e 4°nella classifica staffet ta mista) Lele conclude in 8 ore 20 minuti e 48 secondi (126° assoluto)

È stata una bellissima esperienza, di quelle che ti lasciano dentro le immagini di nuovi paesaggi, di nuovi incontri, di condivisione di una esperienza unica e ricca, di una “nuova piccola vittoria” e che cancella in un attimo il sudore della faticaccia!

Organizzazione superlativa, dalla logistica ai pacchi gara, ai ristori, il percorso ben segnato, la birra finale in occasione della festa di San Patrizio! All’arrivo, poi, oltre alla pasta party e al servizio docce c’era la festa in piscina
Ah… dimenticavo: il premio per i finisher Ultrabericus 2012 sono un bel paio di ghette da corsa in montagna della Salewa.

Classifiche, parziali, mappa e foto su http://www.wedosport.net/live/index.asp?evt=28089